Le opzioni di trattamento per la trombocitopenia nelle sindromi mielodisplastiche sono scarse.
Come descritto in precedenza in uno studio randomizzato di fase 2 ( n=250 ), 58 settimane di trattamento con Romiplostim ( Nplate ) nei pazienti con sindromi mielodisplastiche a basso rischio definite dall’International Prognostic Scoring System ( IPSS ) ( rischio basso o rischio intermedio-1 ) hanno portato a una riduzione delle trasfusioni piastriniche ( P minore di 0.0001 ) e a un aumento del tasso ematologico-piastrinico definito dall’International Working Group ( P minore di 0.0001 ) rispetto al placebo.
Tuttavia, il farmaco in studio è stato interrotto a causa del potenziale rischio di progressione o di diagnosi errata o trattamento per la leucemia mieloide acuta, sulla base di un hazard ratio ( HR ) ad interim di leucemia mieloide acuta di 2.5; il successivo hazard ratio di leucemia mieloide acuta a 58 settimane è stato di 1.2.
È stato completato un follow-up a 5 anni di uno studio di fase 2, multicentrico, in doppio cieco del trattamento con Romiplostim nei pazienti con sindromi mielodisplastiche a basso rischio.
I pazienti eleggibili sono stati reclutati in 109 Centri in Nord America, Europa, Russia e Australia, avevano un'età compresa tra 18 e 90 anni e avevano un livello di piastrine di 20 x 109 per litro o inferiore con o senza storia di sanguinamento o un livello di piastrine di 50 x 109 per litro o inferiore con una storia di sanguinamento.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale con stratificazione per conta piastrinica di base ( maggiore o uguale a 20 x 109 per litro o inferiore a 20 x 109 per litro ) e rischio IPSS ( basso o intermedio-1 ) a ricevere placebo oppure 750 microg di Romiplostim per via sottocutanea una volta alla settimana per 58 settimane.
Gli esiti primari di questo follow-up a lungo termine erano la sopravvivenza e la progressione alla leucemia mieloide acuta.
La progressione alla leucemia mieloide acuta è stata definita come 20% di blasti o più dopo 4 settimane dalla sospensione di Romiplostim; come da patologia; o dall’inizio del trattamento con antileucemici.
L'esito primario è stato valutato per protocollo in tutti i pazienti con dati disponibili.
I pazienti sono stati reclutati dal 2008 al 2010. 167 pazienti sono stati assegnati a ricevere il trattamento con Romiplostim e 83 sono stati assegnati a ricevere placebo.
210 dei 250 pazienti ( 84% ) sono entrati nel follow-up a 5 anni a lungo termine ( 139 pazienti nel gruppo Romiplostim e 83 nel gruppo placebo ).
Alla fine del follow-up, le proporzioni di pazienti con leucemia mieloide acuta ( 20 su 167, 12%, nel gruppo Romiplostim vs 9 su 83, 11%, nel gruppo placebo, HR=1.06; P=0.88 ) e le proporzioni di pazienti che sono morti ( 93, 56%, vs 54, 54%; HR=1.03; P=0.89 ) non erano significativamente diverse tra i due gruppi.
In seguito alla decisione di interrompere il farmaco in studio, gli hazard ratio di follow-up a lungo termine a 5 anni per la trasformazione in leucemia mieloide acuta e gli hazard ratio di morte non differivano tra i pazienti trattati con Romiplostim e quelli trattati con placebo, indicando che l'uso di Romiplostim probabilmente non è associato ad alcun aumento del rischio di leucemia mieloide acuta o morte, nonostante le preoccupazioni iniziali. ( Xagena2018 )
Kantarjian HM et al, Lancet Haematol 2018; 5: e117-e126
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