Il trapianto allogenico nei pazienti affetti da linfoma, recidivante dopo trapianto autologo, è stato considerato una scelta terapeutica rischiosa.
I Ricercatori del M.D. Anderson Cancer Center di Houston hanno valutato la sicurezza e l’efficacia di un trapianto di cellule staminali non-mieloablativo in questo gruppo di pazienti.
Sono stati arruolati 20 pazienti, consecutivi, e sono stati trattati in due trial sequenziali.
Un totale di 15 pazienti è stato sottoposto ad un regime preparatorio con Fludarabina ( 30mg/mq al giorno per 3 giorni ), Ciclofosfamide per via endovenosa ( 750mg/mq al giorno per 3 giorni ) e Rituximab.
Gli altri 5 pazienti sono stati sottoposti a regime di condizionamento con Cisplatino ( 25mg/mq in infusione continua giornaliera per 4 giorni ), Fludarabina ( 30mg/mq al giorno per 2 giorni ) e Citarabina ( 1.000mg/mq al giorno per 2 giorni ).
Tracolimo e Metotrexato sono stati usati per la profilassi della reazione immunologica da trapianto contro ospite ( GVHD ).
In tutti i pazienti c’è stato attecchimento delle cellule del donatore.
Un paziente ha riportato una reazione immunologia da trapianto contro l’ospite acuta di grado 2.
In un paziente è stata riscontrata progressione della malattia 115 giorni dopo il trapianto ed il paziente ha risposto alla trasfusione di linfociti del donaore.
Un paziente è deceduto dopo 10.5 mesi a causa di un’infezione fungina.
Con un periodo medio di follow-up di 25 mesi, la percentuale di sopravvivenza libera da progressione al momento, stimata a 3 anni, è stata del 95%.
Questi dati indicano che il trapianto di cellule staminali allogenico non-mieloablativo è una efficace opzione nei pazienti affetti da linfoma, con malattia chemiosensibile o stabile, con recidiva dopo trapianto autologo.( Xagena2004 )
Escalón M P et al, J Clin Oncol 2004; 22: 2419-2423
Emo2004 Onco2004