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Linfoma sistemico a cellule B e coinvolgimento del sistema nervoso centrale: alte dosi di antimetaboliti seguite da chemioimmunoterapia sequenziale ad alte dosi e trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche


Allo stato attuale, lo sviluppo di un trattamento efficace della diffusione secondaria delle forme aggressive di linfoma al sistema nervoso centrale ( SNC ) rappresenta una fondamentale necessità clinica.

Uno studio clinico multicentrico, di fase II, ha valutato l'efficacia di un nuovo trattamento per la diffusione del linfoma al sistema nervoso centrale sviluppato alla luce degli incoraggianti risultati ottenuti in seguito alla somministrazione di alte dosi di antimetaboliti nel trattamento del linfoma primario del sistema nervoso centrale e in seguito alla somministrazione di Rituximab ( MabThera ) seguita da chemioimmunoterapia sequenziale ad alte dosi nel trattamento delle recidive di linfoma aggressivo.

Lo studio ha arruolato un totale di 38 pazienti HIV-negativi, dall'età compresa fra 18 e 70 anni e con performance status ECOG minore o uguale a 3, affetti da linfoma aggressivo a cellule B con coinvolgimento secondario del sistema nervoso centrale al momento della diagnosi o della recidiva della malattia.
Fra i 38 pazienti inclusi nello studio, 16 presentavano un coinvolgimento secondario del sistema nervoso centrale al momento dell'arruolamento.

I pazienti sono stati trattati con alte dosi di Metotrexato e Citarabina, seguite da chemioimmunoterapia sequenziale ad alte dosi a base di Ciclofosfamide, Citarabina ed Etoposide, sostenuta da un trapianto autologo di cellule staminali.
Nel complesso, il trattamento ha previsto la somministrazione di 8 dosi di Rituximab e di 4 dosi di Citarabina liposomiale ( DepoCyte ) per via intratecale.

Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza a 2 anni libera da eventi.

L'analisi dei risultati ha evidenziato una tossicità associata al trattamento principalmente di natura ematologica e clinicamente gestibile, con neutropenia febbrile di grado 4 osservata nel 3% dei pazienti e tossicità non-ematologica di grado 4 osservata nel 2% dei casi.
Per 4 pazienti, le reazioni di tossicità hanno avuto esito fatale.

Cellule staminali autologhe sono state raccolte con successo nell'89% dei pazienti [ 24 pazienti su 27; numero mediano di cellule raccolte: 10 × 10(6)/kg ], 20 dei quali sono stati sottoposti a trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche.

La risposta completa al trattamento è stata osservata in 24 pazienti, corrispondente a un tasso di risposta completa pari al 63% ( intervallo di confidenza [ IC ] 95%: 48-78% ).

Al termine di un follow-up mediano di 48 mesi, 17 pazienti non hanno sviluppato recidiva, con un tasso di sopravvivenza libera da eventi a 2 anni del 50% ± 8%.

Il tasso di sopravvivenza globale a 5 anni è stato del 41% ± 8% per l'intero campione di pazienti e ha raggiunto il 68% ± 11% nei pazienti sottoposti a trapianto autologo di cellule staminali.

Lo sviluppo di patologia sistemica e/o di malattia meningea non hanno influenzato i risultati ottenuti.

In conclusione, la combinazione di alte dosi di antimetaboliti con successiva chemioimmunoterapia ad alte dosi e trapianto autologo di cellule staminali, si è rivelata una strategia realizzabile ed efficace nei pazienti con età compresa fra 18 e 70 anni e affetti da linfoma a cellule B con coinvolgimento secondario del sistema nervoso centrale.
L'approccio terapeutico proposto potrebbe rappresentare un nuovo standard terapeutico per questo gruppo di pazienti. ( Xagena2015 )

Ferreri A et al, J Clin Oncol 2015; 33: 3903-3910

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