E’ stato realizzato uno studio per analizzare i risultati a lungo termine di una strategia di trapianto adeguata ai rischi per il linfoma a cellule del mantello in 121 pazienti arruolati nei protocolli di trapianto sequenziale.
Notevoli sviluppi nel corso dei 17 anni di studio sono stati l'aggiunta di Rituximab ( MabThera ) alla chemioterapia e ai regimi preparatori e l'avvento del trapianto di cellule staminali allogeniche non-mieloablativo.
Nel gruppo di trapianto autologo ( n=86 ), Rituximab ha prodotto un marcato miglioramento nella sopravvivenza libera da progressione nei pazienti che hanno ricevuto un trapianto alla loro prima remissione ( dove è emerso un plateau a 3-8 anni ), ma non ha cambiato gli esiti per i pazienti che hanno ricevuto un trapianto oltre la loro prima remissione.
Nel gruppo di trapianto di cellule staminali allogeniche non-mieloablativo, composto interamente da pazienti che hanno ricevuto un trapianto oltre la loro prima remissione, sono anche emerse remissioni nella sopravvivenza libera da progressione da 5 a 9 anni.
I principali fattori che hanno determinato il controllo della malattia dopo trapianto di cellule staminali allogeniche non-mieloablativo sono stati l'uso del trapianto di cellule staminali del sangue periferico e chimerismo del donatore almeno del 95%, mentre il maggiore fattore determinante la morte è stata l’immunosoppressione per la malattia del trapianto contro l’ospite cronica.
I risultati ottenuti hanno mostrato che la sopravvivenza libera da malattia a lungo termine nel linfoma a cellule del mantello è possibile dopo trapianti autologhi con Rituximab nei pazienti alla prima remissione, e dopo trapianto di cellule staminali allogeniche non-mieloablativo nei pazienti con patologia recidivante o refrattaria. ( Xagena2009 )
Tam CS et al, Blood 2009; 113: 4144-4152
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