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I pazienti con leucemia mieloide cronica in terapia con Imatinib hanno tassi di mortalità simili alle persone nella popolazione generale


I pazienti trattati con Imatinib ( Glivec ) per la leucemia mieloide cronica in remissione dopo due anni di trattamento, hanno un tasso di mortalità simile a quello della popolazione generale, secondo uno studio pubblicato sul Journal of National Cancer Institute ( JNCI ).

È stata presentata la prima evidenza che un tumore diffuso, non suscettibile di intervento chirurgico, può essere controllato fino al punto di dare ai pazienti una aspettativa di vita normale.

Molti pazienti in questo studio, noto come studio ILTE ( Long-Term Imatinib Effects ), hanno riportato effetti collaterali, ma i tassi di sopravvivenza sono rimasti elevati anche dopo 8 anni di assunzione del farmaco.

Imatinib è stato il primo farmaco a dare risposte complete e durature nei pazienti con leucemia mieloide cronica ed è ora ampiamente usato come trattamento di prima linea. Tuttavia la maggior parte delle informazioni sugli effetti a lungo termine del farmaco proviene da studi clinici sponsorizzati dall'industria in Centri selezionati.
Per conoscere gli esiti nei pazienti che assumono Imatinib in circostanze normali, al di fuori degli studi, un gruppo di ricercatori dell'Università di Milano Bicocca e dell’Ospedale San Gerardo di Monza ha raccolto dati su pazienti provenienti da 27 Centri in Europa, Nord e Sud America, Africa, Medio Oriente e Asia.

Lo studio ILTE ha arruolato 832 pazienti che erano in remissione completa dopo due anni di assunzione del farmaco. Durante il periodo di follow-up si sono verificati 20 decessi, per un tasso di mortalità del 4.8%, simile a quello che ci si aspetterebbe in un gruppo analogo di persone nella popolazione generale. Solo 6 di questi decessi erano correlati alla leucemia mieloide cronica.

Gli eventi avversi gravi, come ad esempio problemi al sistema cardiovascolare e digestivo, sono stati riportati in 139 pazienti, ma sono stati considerati correlati a Imatinib in soli 27 casi, pari al 19%. Altri eventi avversi, meno gravi ma giudicati dai medici curanti come in grado di influenzare in modo sostanziale la qualità di vita, si sono verificati in più della metà dei pazienti e sono stati spesso legati al consumo di Imatinib. I più frequenti sono stati crampi muscolari, astenia ( debolezza ), edema, fragilità della pelle, diarrea e lesioni dei tendini o dei legamenti.

In tutto, 19 pazienti ( pari al 2.3% ) hanno interrotto l'assunzione di Imatinib a causa degli effetti collaterali; almeno la metà di questi soggetti è passata a uno degli altri farmaci mirati per la leucemia mieloide cronica, Dasatinib e Nilotinib, che si sono resi disponibili nel 2006.

Si è concluso che i pazienti in cura con Imatinib spesso soffrono di effetti collaterali che non sono gravi, ma possono comunque ridurre la qualità della vita. I risultati hanno evidenziato l'importanza di una buona relazione tra operatori sanitari e pazienti, in cui gli effetti collaterali siano facilmente comunicati e corretti in moda da ridurre o evitare danni.

Questo studio ha aggiunto dati a lungo termine in un ambito di vita reale sulla efficacia e sugli effetti collaterali di Imatinib. Sorprendentemente, i tassi di sopravvivenza e l'incidenza di tumori secondari in questa coorte di pazienti non differivano in maniera statisticamente significativa dalla popolazione generale.

Rimangono alcune questioni relative allo studio: molti pazienti erano stati trattati prima con Interferone, che potrebbe avere avuto un ruolo nelle loro remissioni, e quindi sarebbe importante un’attenta analisi dei due gruppi ( pazienti che avevano assunto Interferone e quelli che non avevano assunto ). È necessario approfondire la ricerca sui modi per eliminare completamente la piccola quantità di malattia residua dopo trattamento con Imatinib. ( Xagena2011 )

Fonte; Journal of National Cancer Institute, 2011


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