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I pazienti con linfoma di Hodgkin e malattie cardiovascolari sono ad alto rischio di ricovero post-trattamento per complicanze cardiache


I pazienti anziani con linfoma di Hodgkin e una storia di malattia cardiaca sono ad alto rischio di ospedalizzazione per complicanze cardiache dopo aver completato il trattamento, secondo uno studio pubblicato su Blood.

Il linfoma di Hodgkin è una forma di tumore che insorge nei linfonodi, e secondo l'American Cancer Society nel 2009 la malattia è stata diagnosticata a circa 8500 persone nei soli Stati Uniti.
Il trattamento per linfoma di Hodgkin include in genere il farmaco Doxorubicina come parte della chemioterapia, e può comprendere anche la radioterapia ai linfonodi nel torace.

Sebbene il trattamento produca alti tassi di guarigione, queste terapie possono anche essere tossiche per il cuore. Questo rende particolarmente impegnativo il trattamento di pazienti con malattia cardiaca preesistente.

Per valutare la tossicità del trattamento per linfoma di Hodgkin, è stato svolto uno studio che ha raccolto i dati sui ricoveri ospedalieri per malattie cardiache di 1.096 pazienti che avevano ricevuto regimi terapeutici comuni per linfoma di Hodgkin, tra cui chemioterapia contenente Doxorubicina e radioterapia ai linfonodi del torace.

Lo studio ha rilevato che la tossicità dei diversi trattamenti varia sensibilmente a seconda della preesistenza di malattia cardiaca nei pazienti. In particolare, la radioterapia al torace è sembrata aumentare il rischio di ospedalizzazione cardiaca in misura molto maggiore tra i soggetti con malattia cardiaca preesistente rispetto a quelli senza.

Inoltre, i pazienti con malattia cardiaca il cui trattamento ha incluso la radioterapia al torace hanno avuto una probabilità circa 2.5 volte maggiore di essere ospedalizzati per cause cardiache rispetto a coloro che sono stati trattati con la sola chemioterapia.

Sulla base di questi risultati, occorrono ulteriori sforzi per ridurre l'esposizione cardiaca alle radiazioni in pazienti con preesistenti malattie cardiache.
Tuttavia, il più basso tasso di complicanze cardiache tra i pazienti trattati solo con la chemioterapia si è verificato in parte perché avevano più probabilità di morire per altre cause, quindi non si può concludere che la sola chemioterapia rappresenti la migliore soluzione per tutti i pazienti.

Sono in corso altre sperimentazioni cliniche per individuare con più precisione quali pazienti possano trarre beneficio dalla radioterapia e per ridurre ulteriormente la dose somministrata ai tessuti sani; tuttavia gli oncologi devono essere consapevoli dello stato di salute del cuore dei propri pazienti ed essere vigili sul monitoraggio post-trattamento e sugli interventi attivi per ridurre i fattori di rischio cardiaco.

Studi su animali hanno dimostrato che quando un’arteria è esposta a radiazioni, l'infiammazione appare nella parete arteriosa e può portare alla rottura dei depositi di grasso, una comune causa di attacchi cardiaci negli esseri umani. Questo può in parte spiegare l'aumento del rischio di problemi cardiaci dopo radioterapia al torace in pazienti che potrebbero avere tali depositi di grassi nelle arterie coronarie. ( Xagena2010 )

Fonte: American Society of Hematology, 2010


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