Il rischio di sindromi mielodisplastiche non è stato studiato a fondo nelle persone esposte a radiazioni ionizzanti.
Uno studio ha valutato il rischio di sindromi mielodisplastiche e la dose-risposta alla radiazione in giapponesi sopravvissuti alla bomba atomica.
È stato condotto uno studio di coorte retrospettivo utilizzando due database dei sopravvissuti all’attacco atomico di Nagasaki: 64.026 persone con distanza di esposizione nota nel database del Nagasaki University Atomic-Bomb Disease Institute ( ABDI ) e 22.245 persone con dose di radiazione stimata nel Radiation Effects Research Foundation Life Span Study ( LSS ).
Pazienti con sindromi mielodisplastiche diagnosticate tra il 1985 e il 2004 sono stati identificati collegando i dati tra le coorti e il Nagasaki Prefecture Cancer Registry.
Sono stati osservati 151 pazienti con sindromi mielodisplastiche nella coorte ABDI e 47 in quella LSS.
Il tasso di sindromi mielodisplastiche è aumentato in maniera inversa con la distanza di esposizione, con un decadimento di eccesso di rischio relativo per km di 1.2 ( P
Anche il rischio di sindromi mielodisplastiche ha mostrato una significativa risposta lineare al livello di dose di esposizione ( P inferiore a 0.001 ) con un eccesso di rischio relativo per Gy di 4.3 ( P inferiore a 0.001 ).
Dopo aggiustamento per sesso, età raggiunta e anno di nascita, il rischio di sindromi mielodisplastiche è risultato significativamente superiore nelle persone esposte in giovane età.
In conclusione, esiste una dose-risposta lineare significativa alla radiazione per sindromi mielodisplastiche nei sopravvissuti alla bomba atomica 40-60 anni dopo l’esposizione a radiazione e i medici dovrebbero effettuare accurati follow-up a lungo termine delle persone esposte a radiazione per individuare sindromi mielodisplastiche il più presto possibile. ( Xagena2011 )
Iwanaga M et al, J Clin Oncol 2011; 29: 428-434
Emo2011